Comunicato stampa, 31 Gennaio 2003
 

 

Fratelli Alinari,

Fotografi in Firenze

150 anni che illustrarono il mondo. 1852/2002
Palazzo Strozzi, 2 Febbraio - 2 Giugno 2003

 

 

 

 

 

 

Queste fotografie, protette da copyright, sono ad uso esclusivo della stampa

e possono essere riprodotte soltanto per illustrare articoli relativi alla

mostra "Fratelli Alinari, Fotografi in Firenze 150 anni che illustrarono il mondo.

 1852/2002". Grazie

 

 

1-Firenze. Acquario Indo-Affricano. Gruppo di alligatori e caimani (Il direttore accarezzando Fatma) 1885ca.

stampa originale all'albumina Collezione Malandrini, Firenze.

   

2-Firenze. Globo aerostatico, guidato dall'Aereonauta Julhes (ascensione del 19 marzo 1884) 1884 stampa

 moderna da negativo originale su lastra Archivi Alinari-©Fratelli Alinari Firenze.

   

3-Firenze. Stazione Leopolda. Cooperativa facchini 1928 Archivi Alinari-©Fratelli Alinari Firenze.
   

4-I tre fratelli Alinari Giuseppe Leopoldo e Romualdo 1860ca. Archivi Alinari-©Fratelli Alinari Firenze.

   

5-Scala della Torre di Palazzo Vecchio e veduta della Cattedrale 1900ca. Archivi Alinari-

©Fratelli Alinari Firenze.

   
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I fotografi che hanno inventato il nostro passato - La Mostra

La mostra "Fratelli Alinari, Fotografi in Firenze. 150 anni che illustrarono il mondo. 1852/ 2002" presenta, attraverso oltre 600 immagini, la storia di un'impresa che ha inventato, per tutta la seconda parte del secolo XIX e per molta del XX, non solo l'immagine dell'opera d'arte in Italia ma anche l'idea stessa dei luoghi e degli oggetti da ricordare dentro le città, dunque ha inventato il rapporto col passato degli italiani, ma anche di molti europei, negli ultimi 150 anni.
La rassegna prende come punto di partenza la metà del secolo XIX (nel 1852 gli Alinari escono con il loro marchio e iniziano a fotografare presso l'impresa fiorentina di stampe di Luigi Bardi) e mette a confronto i maggiori protagonisti della fotografia attivi in Italia ma anche in Europa in un momento di trasformazione completa dei modelli di ripresa e delle tecniche di riproduzione.
Si inizia dunque dalle riprese delle "Excursions daguerriennes" (1842) come modello di una conoscenza enciclopedica del mondo nella quale la Francia prima di ogni altra nazione, poi l'Italia come luogo principe del Grand Tour, hanno la parte principale; si prosegue con le invenzioni della "Mission Heliographique" (1851) dove la Francia propone una ricerca nuova che documenti i suoi monumenti maggiori dell'antico al medioevo, con qualche cenno a quelli rinascimentali, come modello di una identità che Prosper Merimée e Viollet Le Duc provvedono a restituire attraverso una complessa opera di identificazione, conservazione e restauro dei monumenti ma anche di scoperta della nuova funzione della fotografia in questo contesto.
Come si inserisce la fotografia degli Alinari, che agli inizi dialogano soprattutto con Parigi e con la tradizione fotografica in Francia, in questo dibattito complesso dove la fotografia viene chiamata a ricostruire la identità di una nazione intera, la Francia appunto, e della sua storia?
Gli Alinari operano in una Firenze granducale, in una Italia divisa in molti piccoli Stati e dove il dibattito è proprio sulla idea di nazione, sulla identità di questa nazione; essi cominciano a operare non a caso presso una impresa di stampatori, i Bardi, che hanno inciso le quadrerie granducali e molti altri luoghi simbolici della città di Firenze, ma anche di Pisa, per cui fin dall'inizio devono porsi il problema del come fotografare e che cosa fotografare. La tradizione del dagherrotipo e quindi delle riprese dagli anni '40 non li interessano. Li colpisce invece l'invenzione della "Mission Heliographique" ma essi devono ritrovare una loro identità anche rispetto a quell'altissimo modello.
In mostra si segue analiticamente il dialogo degli Alinari stessi, prima Leopoldo, poi i fratelli, con i maggiori fotografi dagli anni '50 e inizi '60 e oltre, da Caneva a James Anderson, Philpot, Macpherson, Flacheron, Naya, Ponti, Bisson, Piot, Costant, Bresolin, e si individuano le differenze, le contrapposizioni di modelli, le ragioni insomma per cui gli Alinari diventano fra i maggiori produttori di fotografie e alla fine, nel corso degli anni '60 '70 e '80, i fotografi che in Italia, più di ogni altro hanno contribuito a costruire una immagine organica, programmata quindi, del passato.
La mostra individua dunque i modelli culturali diversi degli Alinari rispetto agli altri fotografi contemporanei, mette a confronto le diverse fotografie dei vari autori sui singoli monumenti, stabilisce relazioni, priorità, derivazioni. Soprattutto mette in evidenza il tipo di scelte che gli Alinari, nel giro di pochissimi anni vengono compiendo, in pratica dai '50 ai primi '60 e che li distinguono da tutti gli altri. Scelgono dunque di abbandonare la tradizione settecentesca di vedute che pure dominava nella tradizione fotografica, scelgono di utilizzare immagini centrate e in asse dei singoli monumenti, scelgono soprattutto un tipo di edifici che permetta di restituire dell'Italia una identità.
Certo, i grandi viaggiatori avevano scoperto Firenze e Pisa medievali, e Roma con le rovine romane, ma gli Alinari reinventano i loro soggetti costruendo quasi sempre una immagine nuova dei medesimi edifici. Se il Medioevo era stato un punto di passaggio obbligato per riconoscere la idea di nazione in Francia, gli Alinari scoprono una cultura diversa, tengono conto del medioevo ma puntano soprattutto sul Rinascimento e, comunque, anche quando fotografano i monumenti romani, optano per una prospettiva centrica, per una visione assiale, per la correzione di ogni scorcio o asimmetria prima con un punto di vista rialzato in seguito col basculaggio.
Le loro immagini sono taglienti e sempre a fuoco e, per potere ottenere una definizione assoluta, agli inizi scelgono di usare grandissime lastre su vetro che permettono loro una resa dello spazio in termini rigorosi. La invenzione dei soggetti passa anche attraverso una precisa distribuzione dentro la messa in scena quasi teatrale della fotografia di forme-segnale, figure, passanti appositamente fissati a far da quinta o, magari, anche gondole disposte sul Canal Grande a Venezia con le stesse funzioni, appunto ricostruire sempre una rigorosa scatola prospettica.
Nella mostra si porranno a confronto di questa idea d'Italia degli Alinari le immagini dei grandi operatori o atelier sulla scena europea, da Baldus a Le Secq a Braun a Hanfstaengl in modo da fare cogliere la diversità dei singoli modelli, e quindi anche la novità degli Alinari e l'importanza dello loro cultura di immagine. A ben riflettere gli Alinari a metà secolo XIX si trovano davanti a una duplice possibilità, ricostruire come modello di una identità nazionale il medioevo italiano come venivano facendo o avevano fatto alcuni grandi protagonisti sulla scena della fotografia in Francia, poi in Inghilterra e in Germania e in Spagna, oppure leggere, sì, il medioevo, ma con occhio e dunque prospettiva e impostazione diversa, attenta alla cultura rinascimentale; è così che gli Alinari rivoluzionano il modo di riprendere medioevo e antico e inventano anche le riprese delle opere nei musei, e i tagli dei particolari, e i punti di vista obbligati da cui rileggere le sculture.
Quella che per noi è quasi diventata, dopo 150 anni di riproduzioni, l'immagine quasi standard dei monumenti e in genere dell'arte in Italia (e anche fuori Italia perché gli Alinari faranno molte rilevanti campagne di riprese fotografiche delle opere d'arte italiana fuori dei confini, dai disegni di Raffaello ai dipinti a Dresda, Vienna, Parigi), allora, appena oltre la metà del secolo, era una grande novità che la mostra mette in evidenza proprio attraverso numerosi precisi confronti fra circa 400 foto degli Alinari e oltre un centinaio di immagini di altri protagonisti sulla scena europea, confronti che molte volte sono di riprese dei medesimi monumenti, dal Duomo di Pisa a Santa Maria del Fiore a Firenze, dal Colosseo alle cascate di Tivoli, dal Canal Grande al palazzo Ducale di Venezia.
Ma gli Alinari non sono solo gli inventori, anche rispetto ai Brogi e agli Anderson loro grandi contemporanei in Italia, di un nuovo modo di pensare l'identità della nazione nel momento stesso in cui si viene costruendo l'unità del Paese, non sono soltanto i fotografi che rappresentano il come e dove trovare le radici di una storia che inizia in età romana e prosegue fino al Rinascimento, essi sono anche altro. Sono i ritrattisti raffinati dei politici presenti a Firenze prima capitale dell'Italia unita, sono i ritrattisti di casa reale, sono anche e sottilmente gli interpreti di un intenso dialogo fra arte e fotografia, fra le pitture dei macchiaioli e le riprese della campagna toscana, tra le immagini degli interni, anche di documentazione civile, e Silvestro Lega oppure anche Fattori.
E gli Alinari sono molto altro ancora, nei 150 anni di esistenza della impresa. Sono infatti protagonisti di una reinvenzione dei rapporti fra arte e fotografia agli inizi del secolo XX, sono, con Vittorio Alinari, gli editori di un'opera come "Paesaggi italici" (1921) che evoca ancora immagini pictorialist, sono promotori di grandi campagne di documentazione fuori dei confini, in Grecia per esempio, ancora fra le due guerre, e la loro attività continua del secondo dopoguerra e fino ad oggi con nuove campagne e con una completa trascrizione on line degli archivi storici ormai integrati da nuove riprese.
La mostra dunque, con centinaia di stampe originali, allestita a Palazzo Strozzi a Firenze a partire dal 2 Febbraio fino al 2 Giugno 2003 su ideazione scenica di Giuseppe Tornatore, proporrà nella sede fiorentina anche le grandi lastre di circa 108x87 cm., e macchine d'epoca, e le attrezzature tecniche per le sale di posa; si tratterà insomma di una riflessione globale sulla foto italiana del secolo XIX in rapporto con quella europea, una fotografia purtroppo fino ad oggi non abbastanza conosciuta ma di grande interesse e con figure di grande rilievo.
La mostra, a cura di Arturo Carlo Quintavalle e Monica Maffioli, viene accompagnata da due grandi volumi: il primo di Arturo Carlo Quintavalle sugli Alinari e la fotografia europea con la riproduzione a colori di tutte le opere in mostra e i relativi confronti, cui si aggiungono gli apparati, documenti, biografie, catalogo tecnico delle immagini, nonché la riedizione dei preziosi e poco conosciuti primi cataloghi a stampa della casa Alinari negli anni '50 e '60. Il secondo volume presenterà una quindicina di contributi di alcuni dei maggiori studiosi di fotografia del secolo XIX e del nostro, nonché di storici, che rivolgeranno la loro attenzione alla impresa degli Alinari, alle varie forme della sua produzione compresa quella industriale, ai rapporti fra Alinari e grandi atelier fotografici europei.
Fra gli autori dei saggi ricordiamo Cosimo Ceccuti, Zeffiro Ciuffoletti, Charles-Henri Favrod, Massimo Ferretti, Giovanni Fanelli, Françoises Heilbrun, Monique Le Pelley Fonteney, Monica Maffioli, Marina Miraglia, Lucia Miodini, Daniela Palazzoli, Antonio Paolucci, Giuseppe Papagno, Ulrich Pohlmann, Naomi Rosenblum, Emanuela Sesti e Luigi Tomassini.

 

La Storia

Il lungo periodo di tempo, 150 di storia, in cui la Fratelli Alinari di Firenze ha operato e continua ad operare senza soluzione di continuità nell'ambito della riproduzione fotografica delle opere d'arte, della documentazione del paesaggio e dei costumi, conferisce all'azienda un ruolo unico ed insostituibile nel panorama della fotografia italiana e mondiale.

Le origini
Le origini dell'azienda si identificano con l'attività fotografica di Leopoldo Alinari (1832-1865), il primo dei tre fratelli Alinari che si dedicò alla nuova arte. Messo ancora adolescente a bottega presso il calcografo Luigi Bardi, dietro consiglio di quest'ultimo si interessò alla fotografia e iniziò a riprendere vedute e monumenti.
Nel 1852 - appena 13 anni dopo l'invenzione della fotografia e del primo dagherrotipo - Leopoldo aprì un piccolo laboratorio in via Cornina, oggi via del Trebbio, dove stampava e vendeva le fotografie su carta salata, che riportavano a rilievo il primo marchio della storia dell'Azienda "Fratelli Alinari presso Luigi Bardi". Questo atelier era situato vicino al negozio del Bardi che a sua volta commercializzava le immagini prodotte da Alinari.
Nel 1854 Leopoldo fonda l'azienda coinvolgendo anche i fratelli Romualdo (1830-1890) e Giuseppe (1836-1890), ma egli rimane comunque lo spirito animatore dell'impresa, oltre che il principale operatore.
Il primo importante riconoscimento internazionale ottenuto dagli Alinari è in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1855 quando alla ditta venne conferita una medaglia d'oro.
Il primo catalogo commerciale della ditta è un unico foglio pubblicato nel 1856 che presentava 165 immagini divise in due serie sulla base del formato (35x27 cm. e 41x31 cm.), e riprese a Firenze, Pisa, Siena e nello Stato della Chiesa.
Oltre che per la ripresa di vedute e monumenti, Leopoldo e Giuseppe si organizzarono nel frattempo anche per l'esecuzione di ritratti, allestendo una "sala di posa" all'ultimo piano del palazzo di via Cornina.
Proprio i negativi dei ritratti, fra cui i membri della stessa famiglia, sono fra i rari esemplari di lastre originali anteriori al 1870 ancora oggi preservati, insieme ad alcune vedute e riproduzioni d'arte.
L'azienda espose per la prima volta alcuni ritratti, oltre a vedute di monumenti cittadini per un totale di 35 immagini, all'esposizione italiana aperta a Firenze nel 1861 nell'area della stazione Leopolda. L'atelier aveva conseguito, in meno di dieci anni dalla sua fondazione, una fama tale da essere chiamato a ritrarre alcuni membri della casa reale italiana.

Lo Stabilimento di Via Nazionale 8
Nel 1863 l'azienda e la residenza della famiglia furono trasferite nell'immobile dell'allora via Nazionale n° 8 - che poi nel Novecento sarebbe diventato n°6 - e dal 1987 Largo Fratelli Alinari 15, dove hanno ancora oggi sede la lastroteca, i laboratori fotografici la stamperia d'arte, il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari, la direzione e gli uffici commerciali e amministrativi.
La morte prematura di Leopoldo il 9 novembre 1865, a soli 33 anni, non pregiudicò il corso produttivo dell' Alinari; anzi, proprio nel settembre di quell'anno fu edito in volume il "catalogo generale delle fotografie pubblicate dai Fratelli Alinari di Firenze". Giuseppe assunse la direzione tecnica, e grazie al suo vivace spirito imprenditoriale si iniziarono a sperimentare tanto nuovi procedimenti di stampa, fra cui quelli alla ceroleina, all'albumina e al cellulosio, insieme ad altri processi di fotografia indelebile, quanto l'uso di lastre di grande formato, come quelle di 105x76 cm. utilizzate per riprodurre in grandezza naturale la Madonna del Cardellino di Raffaello.
Fu quello un periodo di grande espansione per l'azienda che, in coincidenza con il trasferimento della capitale del nascente stato italiano da Torino a Firenze (1865-1870), seppe trarre vantaggio dai fermenti sociali, culturali ed imprenditoriali determinati dalla presenza in città della corte sabauda e dell'amministrazione statale. Un altro catalogo venne edito nel 1873 dove si elencano 4800 lastre con i soggetti di molte città italiane mete del grande turismo, come Napoli, Pompei, Venezia, Siena, Orvieto.
Via via che negli anni venivano aggiornate o ampliate le campagne fotografiche, cambiava la numerazione delle vecchie lastre al collodio umido che venivano sostituite da quelle alla gelatina bromuro d'argento. Il miglioramento della sensibilità e della restituzione fotografica dei soggetti pittorici grazie all'introduzione di nuove tecniche indussero gli Alinari a rifotografare con grande scrupolo professionale anche i temi già in catalogo, operando così una scelta ben precisa nel senso del continuo aggiornamento tecnico ed iconografico.
L'attività di quegli anni e del decennio successivo fu coronata da diversi riconoscimenti e dalla medaglia d'oro guadagnata all'esposizione universale di Parigi nel 1889.

Da stabilimento artigianale ad industria: l'azienda di Vittorio Alinari
Nel 1890 scomparvero a pochi mesi di distanza Romualdo e Giuseppe, lasciando tutto il peso della loro eredità sulle spalle di Vittorio (1859-1932). Questi impresse un nuovo corso allo stabilimento, che da impresa a carattere prevalentemente familiare e artigianale si trasformò nell'arco di un decennio nella più importante azienda italiana e una delle più importanti al mondo nel settore fotografico.
Le campagne fotografiche si intensificarono ancora con l'intenzione di documentare sistematicamente, con forte spirito positivi sta, tutto il territorio nazionale. Nel 1893 si iniziò a pubblicare il nuovo catalogo in più parti suddivise per regione: i primi quattro fascicoli erano dedicati a Firenze e Contorni (1893), Provincia dell'Umbria (1893), Roma, Dintorni e Provincia (1893) e Venezia e il Veneto (1894).
Al volgere del secolo la ditta contava almeno 36 dipendenti, come si rileva dalla fotografia scattata forse dallo stesso Vittorio, che li ritrae su una scala esterna dello stabilimento, e se si considera poi la mano d'opera esterna, gravitavano intorno allo stabilimento Alinari più di sessanta persone tra fotografi, operai e collaboratori.
La sontuosa sala di posa della casa fiorentina era divenuta una meta assai ricercata dai membri dell'alta società italiana e straniera, ansiosi di adempiere al rito mondano dell'essere ritratti in un grande studio fotografico. Dal 1872 al 1920 vi lavorò costantemente Gaetano Puccini (1846-1927), insieme a Mario Nunes Vais il più importante ritrattista che abbia operato in Alinari. Nello stesso tempo lavoravano per l'Alinari molte persone, prevalentemente donne, dedite al ritocco e alla colorazione manuale a tempera, ad olio e all'anilina delle stampe fotografiche, secondo un uso assai diffuso ed apprezzato all'epoca, che andò gradualmente a scomparire con l'affermarsi della fotografia a colori. Fu proprio con l'immagine a grandezza naturale, colorata a mano, dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, che la ditta fu presente anche all'Esposizione Universale di Parigi nel 1900.
Gli operatori Alinari, fra cui il giovane Mario Sansoni (1882-1975), lavorarono nella capitale francese nel 1905/1906 nel corso di una fondamentale campagna fotografica nelle gallerie e musei come il Louvre; in quegli stessi anni, il catalogo si arricchì anche di immagini di opere d'arte scattate a Dresda e in Grecia. Questa nuova produzione veniva realizzata nella stamperia d'arte, costituita due decenni prima e che aveva già prodotto un grande catalogo di riproduzioni d'arte realizzate con la tecnica della collotipia.
I tempi erano maturi perché Vittorio seguisse nuove strade oltre a quelle già percorse. Infatti risalgono ai primi anni del secolo i tre concorsi indetti dagli Alinari rivolti agli artisti contemporanei, testimonianza rimarchevole dello spirito di mecenatismo che animava Vittorio Alinari. Il primo (1900) invitava all'esecuzione di un dipinto che rappresentasse "una Madonna col figlio, o una madre col bambino" adatto alla riproduzione fotografica; il secondo (1901) richiedeva ai più insigni artisti italiani dell'epoca i bozzetti e i disegni per le illustrazioni per un'edizione della Divina Commedia che vide la luce nel 1902 in occasione del 50° anniversario della Società. Il terzo concorso (1902) proponeva nuovamente il tema della maternità. Tre concorsi che diedero un grande fermento alla creatività contemporanea e promossero la realizzazione di importanti corpus illustrativi.
Anche l'attività editoriale, già praticata con regolarità dal 1883, subì un nuovo impulso: nel gennaio 1903 si pubblicava il primo numero della rivista di studi storico-artistici "Miscellanea d'Arte", diretta dal Supino, mentre alcuni anni dopo, intorno al 1908, usciva un catalogo editoriale comprendente circa 40 titoli.
Alinari: da un lato Casa Editrice che produce in proprio importanti collane d'arte e monografie, dall'altro il loro grande apporto iconografico offerto allo sviluppo dell'editoria nazionale ed internazionale, che vede la maggior parte delle pubblicazioni d'arte, di storia e di viaggio edite in Europa e nel resto del mondo illustrate con le loro fotografie.

La Fratelli Alinari I.D.E.A. Società per Azioni: 1920-2002
Allo scoppio della Grande Guerra l'Alinari, come molte altre ditte italiane, subì i contraccolpi economici causati dal conflitto e Vittorio ricorsa ad una serrata dello stabilimento - peraltro per un periodo molto limitato - fatto che suscitò un'ampia eco e dibattito nella città.
Superato il periodo bellico la ditta riprese la normale attività in uno scenario mondiale e familiare che si era nel frattempo profondamente modificato, portando Vittorio Alinari alla decisione di vendere l'azienda in particolare per tre motivi: in primo luogo la prematura morte del figlio Carlo, da lui destinato alla guida dell'azienda; la precoce intuizione da parte di Vittorio che la diffusione "dell'apparecchio fotografico per tutti", la piccola macchina Kodak per negativi su pellicola, avrebbe presto radicalmente ridimensionata l'attività che i "grandi" stabilimenti fotografici avrebbero potuto dare alla commercializzazione della fotografia di veduta e della ritrattistica; infine, l'incalzare della pellicola negativa a colori, brevettata dalla Kodak, che avrebbe a sua volta rivoluzionato il mercato fotografico.
Nel 1920 Vittorio Alinari, dunque, cede l'azienda ad un gruppo di nobili, intellettuali e imprenditori fiorentini e nazionali. Tra i sottoscrittori al capitale - per la favolosa cifra di 5 milioni di Lire di allora - spiccano i nomi di Antinori, Guicciardini, Mazzei, Murray, Ojetti, Supino, la Banca di Firenze etc. Nasce così la prima 'public company' italiana per la cultura: la Fratelli Alinari I.D.E.A S.p.A. - presieduta per molti anni dal barone Ricasoli - dove peraltro nessuno degli azionisti aveva la maggioranza delle azioni.
L'Azienda, nel frattempo, trasformata la propria denominazione in Fratelli Alinari Istituto di Edizioni Artistiche, continuò ad intraprendere nuove campagne fotografiche in Italia e all'estero per proprio conto, anche su commissione privata, arricchendo così l'archivio con un'ampia documentazione relativa anche alle nascenti attività commerciali ed industriali italiane.
Fra il 1920 e il 1930, sotto la direzione tecnica di Vincenzo Balocchi, fu incrementata la produzione di collotipie grazie all'acquisto di nuovi macchinari ed all'arricchimento del catalogo di Fotografie Dirette a Colori.
All'inizio degli anni Trenta la grande crisi mondiale partita da Wall Street influenza di nuovo profondamente in tutto il mondo e anche in Italia il mercato della fotografia e delle riproduzioni delle opere d'arte. Molti degli azionisti storici della Fratelli Alinari I.D.E.A. decidono di vendere le loro quote per rientrare nei capitali e un illustre banchiere che operò grandemente per la cultura italiana di quegli anni, Mattioli della Comit, si preoccupò di raccogliere questi pacchetti azionari passandoli in proprietà al Senatore Vittorio Cini o ad alcune Società da lui controllate che entrano quindi nella compagine sociale di Alinari.
Ed è in questo periodo che Alinari, che ancora negli anni Cinquanta contava su quattro esercizi commerciali a Firenze, Roma, Napoli e Milano, poteva acquisire grazie alla precoce e lungimirante volontà di Cini altri importanti archivi di lastre fotografiche d'arte italiani, Brogi, Anderson, Mannelli, Chauffourier e Fiorentini, costituendo così una raccolta di negativi su lastra originali unica al mondo.
Cini acquisisce man mano la pressoché totale disponibilità delle azioni della Società che conserva fino alla sua morte nel 1976. Alla morte di Cini l'azienda muta nuovamente di proprietà conoscendo alcuni anni di forti problematiche, realizzando peraltro nel 1977 a Firenze, presso la sede del Forte Belvedere, un'importante mostra celebrativa degli Alinari che resta esemplare nella storia della fotografia italiana per essere stata la prima esposizione di fotografia storica con un enorme ed inaspettato successo di pubblico.
Verso la metà degli anni Ottanta la nuova proprietà ha rinnovato tutte le attività tradizionali, inaugurandone peraltro di nuove: la ripresa dell'attività fotografica con le nuove campagne, il grande incremento degli archivi, la fondazione del Museo di Storia della Fotografia, portando oggi il patrimonio dell'azienda a oltre 3.500.000 fotografie. L'inizio della fase operativa, alla fine degli anni '90, del nuovo settore 'Alinari on-line', dedicato alla conservazione, catalogazione e fruizione del patrimonio fotografico attraverso le tecnologie digitali, testimoniano la grande capacità di questa azienda di aver coniugato e saper tutt'oggi coniugare la tradizione storica e le sue specificità con il rinnovamento del progresso delle tecnologie.

 

La Cronologia

I1832 - Nasce Leopoldo Alinari, secondogenito di una famiglia popolare del quartiere fiorentino di San Frediano.
1852 - Leopoldo Alinari, con l'aiuto finanziario di Giuseppe Bardi, il calcografo presso il quale fin da giovanissimo aveva fatto il suo apprendistato, impianta, in Via Cornina (odierna Via del Trebbio), un piccolo laboratorio fotografico.
1854 - Anno di fondazione della società che prende il nome Fratelli Alinari e della quale fanno parte anche i due fratelli, Giuseppe (1836-1890), con mansioni fotografiche, e Romualdo (1830-1890), con compiti amministrativi. Gli Alinari si presentano con la loro ditta all'esposizione del 1854 fatta in Firenze nell' I. e R. Istituto Tecnico, con otto saggi fotografici.
1855 - E' l'anno della vera e propria affermazione degli Alinari come fotografi di fama internazionale, con la loro prima presentazione ufficiale all'Esposizione di Parigi. In luglio i soggetti fotografici in commercio sono diventati 84: trentanove di Firenze, venticinque di Pisa, dodici di Siena, e otto di altri luoghi del Granducato.
1856 - In aprile e in settembre, vengono pubblicati, in lingua francese, due cataloghi che propongono una scelta delle più importanti architetture e opere d'arte delle città del Granducato e dello Stato Romano, di Perugia, Assisi, Todi, Viterbo. In occasione dell 'Esposizione fotografica di Bruxelles, accanto alle opere italiane di Lorent, Perini e Sacchi, si possono ammirare 18 stampe fotografiche dell' atelier fiorentino.
1857 - Il catalogo è composto da due fogli e ospita numerosi nuovi soggetti, oltre all'aggiunta di un foglio con l'elenco di cinquanta soggetti scelti della Galleria degli Uffizi, che sancisce la definitiva specializzazione della ditta nelle riproduzioni di opere d'arte.
1858 - Gli Alinari ottengono la commissione, da parte del principe Alberto di Inghilterra, di una campagna fotografica dedicata ai disegni di Raffaello presso la galleria dell' Accademia di Venezia e presso la collezione privata dell'arciduca Carlo d'Asburgo a Vienna.
1859 - La campagna del 1858 porta alla pubblicazione della raccolta intitolata "Disegni di Raffaello e d'altri maestri esistenti nelle gallerie di Firenze Venezia e Vienna riprodotti in fotografia dai Fratelli Alinari e pubblicati da L. Bardi in Firenze ": la raccolta era composta complessivamente da 310 fotografie e veniva venduta al prezzo di Lire italiane 1000.
1861 - All'Esposizione Italiana di Firenze vengono presentati al pubblico, per la prima volta, dei lavori di ritrattistica, tra cui alcuni ritratti dei Principi e un elogiatissimo grande Panorama di Firenze in tre parti.
1863 - Gli Alinari trasferiscono la loro Società nel grande palazzo edificato nel nuovo quartiere detto di "Barbano", in Via Nazionale 8. Nel giugno dello stesso anno Leopoldo realizza un' importante campagna fotografica presso la tenuta reale di San Rossore.
1865 - L'anno del trasferimento della capitale del Regno d'Italia da Torino a Firenze, vede la pubblicazione, in settembre, del loro Catalogo Generale. In novembre muore, inaspettatamente, il trentatreenne Leopoldo Alinari, che lascia il fratello Giuseppe da solo alla direzione dello stabilimento.
1873 - Nel catalogo generale e nelle seguenti tre appendici, l'ultima delle quali edita nel 1887, sono presenti immagini relative a campagne fotografiche compiute per la prima volta a Milano e Napoli, nel 1873, a Roma nel 1876, Arezzo, Bologna, Ferrara nel 1881, e infine Ancona, Genova, Padova, Torino e Venezia nel 1887.
1876 - Pubblicazione della prima campagna fotografica svolta all'interno della Cappella Sistina in Vaticano realizzata su commissione di John Ruskin e relativa alla riproduzione degli affreschi di Botticelli.
1888 - Inizia la produzione delle stampe in collotipia, specializzazione che avrebbe reso famosa la Stamperia d'Arte dell'azienda, con la pubblicazione della "Raccolta di disegni esistenti nella R. Accademia di Venezia e nella R. Galleria degli Uffizi" contenente 600 tavole in collotipia.
1889 - L'impegno di Giuseppe Alinari, nella sperimentazione di nuove formule tecniche alla ricerca di 'primati' fotografici, è costante. Ne è un esempio la medaglia d'oro vinta all'Esposizione di Parigi, con le riproduzioni a grandezza naturale di quadri delle Gallerie di Firenze, adoperando lastre collodionate di 1,30 x 0,90 metri di dimensioni.
1890 - A seguito della morte, nello stesso anno, sia di Giuseppe che di Romualdo, il giovane figlio di Leopoldo, Vittorio (1859-1932), appena trentunenne, assume la direzione dello Stabilimento: la fotografia Alinari ha ormai pienamente conquistato uno spazio autonomo nella cultura italiana ed internazionale della seconda metà dell' Ottocento, trasformando l'azienda in vera e propria industria leader nel proprio settore.
1891- Viene pubblicato il Catalogo noI delle riproduzioni di "Firenze e Contorni", il primo di una serie, che avrà fino a tre uscite l'anno, e che presenterà al pubblico lo straordinario incremento della produzione fotografica.
1893 - A partire da quest'anno, gli Alinari avviano una propria Attività Editoriale che, alla fine del 1907, conterà su un catalogo di 40 titoli di pubblicazioni dedicate alla storiografia artistica e curate da eminenti critici d'arte. Nel nuovo mercato dell'editoria d'arte e delle pubblicazioni dedicate al 'viaggio turistico' in Italia, gli Alinari si propongono come uno dei più ricchi archivi di immagini da cui attingere i repertori iconografici.
1899 - In occasione dell'Esposizione promossa a Firenze dalla Società Fotografica Italiana, allo stabilimento Alinari viene riconosciuto il primato all'interno del panorama fotografico italiano: possiede 25.000 lastre di opere esistenti in Italia, ed è capace di stampare in un giorno 2000 fotografie ai sali d'argento, 200 al platino e 200 al carbone.
1900 - A Parigi gli Alinari ricevono il "Grand Prix" per le grandi fotografie da loro presentate, tra le quali spicca la riproduzione "al vero" del trittico con l'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano della Galleria degli Uffizi Nell' anno vengono indetti i concorsi per un dipinto che raffigurasse "una Madonna col figlio" e quello per l'illustrazione della Divina Commedia.
1902 - In occasione del cinquantesimo anniversario, viene pubblicata la nuova Divina Commedia illustrata dai grandi maestri contemporanei che hanno partecipato al concorso, tra i quali Fattori, Spadini, De Carolis, Costetti.
1903 - Si.pubblica il primo numero della rivista "Miscellanea d'Arte" diretta da I. Supino
1909 - Inizia la pubblicazione, protrattasi fino al 1915, del Decamerone, con i disegni di Tito Lessi e del volume L'Amo, per il quale Vittorio Alinari aveva eseguito in prima persona le campagne fotografiche.
1910 - Il 22 luglio muore Carlo, il primo figlio maschio di Vittorio, al quale avrebbe voluto affidare l'eredità dell'impresa.
1915 -La Fratelli Alinari pubblica In Sardegna di Vittorio Alinari. L'azienda subisce, come tutte le aziende similari in Europa, i contraccolpi della guerra, ma nonostante la difficile situazione economica italiana, prosegue nella sua attività.
1920 - Vittorio Alinari cede l'azienda ad un gruppo di nobili, intellettuali e imprenditori fiorentini e nazionali. Tra i sotto scrittori al capitale - per la favolosa cifra di 2,5 Milioni di Lire di allora - spiccano i nomi di Antinori, Guicciardini, Supino, Murray, Ojetti, la Banca di Firenze etc. Nasce così la prima 'public company' europea che opera nel settore della cultura: la Fratelli Alinari W.E.A S.p.A., dove peraltro nessuno degli azionisti ha la maggioranza delle azioni, presieduta per molti anni dal barone Ricasoli.
1922 - Alinari è socio del Touring Club Italiano con cui dal 1956 inizia anche un rapporto di collaborazione: realizzando la campagna in Lombardia e in Piemonte e nel 1959 la campagna a Roma e dintorni. Nel 1994 la Fratelli Alinari assume la gestione in esclusiva mondiale dell' Archivio Fotografico del Touring Club Italiano, riportando su microfiches il loro intero 'corpus' fotografico di 450.000 immagini.
1923 - Dall'incremento della produzione di collotipie e fotografie dirette a colori esce il catalogo Foto dirette a colori eseguite col metodo dell'Ing. Arturo Alinari.
1935/1940 - All'inizio degli anni Trenta la grande crisi mondiale partita da Wall Street influenza di nuovo profondamente in tutto il mondo e anche in Italia il mercato della fotografia e delle riproduzioni delle opere d'arte. Molti degli azionisti storici della Fratelli Alinari W.E.A. decidono di vendere le loro quote ed un illustre banchiere che operò grandemente per la cultura italiana di quegli anni, Raffaele Mattioli, raccolse questi pacchetti azionari passandoli in proprietà al Senatore Vittorio Cini o ad alcune Società da lui controllate che entrano nella compagine sociale di Alinari, inizialmente con quote di minoranza, nel dopo guerra con la quasi totalità del capitale azionario.
1940 - Viene pubblicata una nuova aggiunta al catalogo che annovera oramai 65.000 lastre, 1000 fotografie dirette a colori e 2500 disegni di grandi maestri riprodotti in collotipia. Viene acquisito il fondo fotografico Mannelli.
1954 - Si celebra il primo centenario della fondazione della Società e la Fratelli Alinari pubblica in quest'occasione "Fratelli Alinari Istituto di edizioni artistiche Firenze centenario della fondazione 1854-1954". L' Alinari conta su quattro esercizi commerciali, a Firenze, Roma, Napoli, Milano.
1958 - Viene acquisito il fondo fotografico Brogi.
1960 - Viene acquisito il fondo fotografico Anderson.
1961 - Vengono acquisiti il fondi fotografici Chauffourier e Fiorentini. Si costituisce così - con gli archivi precedentemente acquisiti - la più importante raccolta al mondo di immagini su lastra di vetro relativa alla storia e all'arte del nostro paese.
1966 - L'alluvione danneggia lo stabilimento: l' Alinari lamenta alcune perdite di negativi dell 'archivio Fiorentini, oltre alla distruzione del negozio, riaperto nel 1967.
1976 - Esce il primo dei 28 volumi della Biblioteca di Disegni curata da Ulrich Middeldorf, la più importante opera in collotipia sull' arte italiana realizzata al mondo e prodotta dalla Stamperia d'Arte, portata a termine nel 1984 con la pubblicazione del General Index of the Biblioteca dei Disegni.
1977 - Muore il Senatore Cini. L'Alinari riesce ad imporsi all'attenzione del grande pubblico con la fortunatissima mostra storica realizzata al Forte Belvedere a Firenze.
1982 - Ingresso in Alinari di Claudio de Polo Saibanti quale Consigliere di Amministrazione e Direttore Generale della Società. Dal 1983 ne assume la presidenza. Avviene un totale rinnovamento delle attività tradizionali e l'inaugurazione di nuove.
1985 - Complementare all' Archivio è la fondazione del Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari. Oggi il Museo conserva circa 780.000 "vintage-prints", oltre ad alcune migliaia di apparecchi, strumenti, album, comici e altri materiali correlati alla fotografia ed alla sua storia. Parte integrante del Museo è la Biblioteca specializzata in Storia della Fotografia, con oltre 16.000 volumi. n Museo, dal 1985 al 1997, ha avuto una sede espositiva in Via della Vigna Nuova realizzandovi 56 mostre oltre alle 205 che ha promosso sino ad oggi in altre sedi italiane ed estere, tutte accompagnate dal loro catalogo.
1986 - La direzione tecnico-fotografica viene affidata a George Tatge, sotto la cui cura vengono programmate e condotte con regolarità le campagne fotografiche su tutto il territorio nazionale. Vengono acquisiti numerosi altri archivi fondamentali per la storia della fotografia, dell'industria, del costume del nostro paese e non solo, come Michetti, von Gloeden, Balocchi, Wulz, Pozzar e l'archivio Villani di Bologna composto da 550.000 immagini appartenenti ad un arco di tempo dal 1920 al 1986. Le nuove campagne fotografiche vanno ad incrementare l'archivio che ad oggi conserva oltre 2.000.000 di negativi, su lastra e pellicola, di vario formato, in bianco e nero e a colori. Infine, vanno ad aggiungersi al patrimonio di immagini, altre 720.000 stampe fotografiche di varie epoche.
1987 - In luogo della sede storica dello Stabilimento Alinari, già "Via Nazionale 8", viene rinominato "Largo Fratelli Alinari 15".
1996 - Alinari assume la gestione in esclusiva dell'Istituto Luce, cui segue quella dell' Archivio Storico dell' Ansaldo (1997), che vanno ad aggiungersi a quella dell' Archivio Fotografico del Touring Club Italiano (1994).
1997 - Con un accordo specifico, Alinari diventa concessionario ufficiale del Ministero per i Beni e le Attività culturali per la vendita dei diritti di riproduzione di fotografie riproducenti le opere d'arte di proprietà dello Stato Italiano, e realizza importanti campagne fotografiche a colori nei Musei d'Italia.
1998 - Comincia la progettazione del sistema catalografico e del 'thesaurus' di ricerca insieme alla digitalizzazione dell'archivio fotografico della Società, che porterà nel 2001 alla nascita dell' Alinari On Line. Nasce la Fondazione per la Storia della Fotografia Fratelli Alinari.
2001 - Si inaugura il catalogo digitale con la consultazione, attraverso i siti web, educational e business con oltre 225.000 immagini disponibili e ricercabili in linea.
2002 - Si celebra il 150° anniversario dell'attività della Fratelli Alinari: le collezioni di proprietà, oggi interamente inventariate, assommano a 3.500.000 fotografie, dando all'azienda un'indiscussa leadership a livello mondiale nella fotografia dell' 800, nel settore dell'arte e in quello della storia e dell' industria italiane. E' annunciata ufficialmente la realizzazione entro il 2004 a Firenze della nuova sede del Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari nel convento delle ex Leopoldine, in Piazza Santa Maria Novella.